Morta Michela Murgia: tumore, ricovero e condizioni aggravate
Scomparsa l’ex conduttrice di Rai3 e giornalista: dall’ultimo ricovero in ospedale al peggioramento delle sue condizioni di salute fino alla morte
È morta Michela Murgia a 51 anni: era malata da tempo e aveva rivelato nei mesi scorsi di essere affetta da un carcinoma renale al quarto stadio. Aveva scelto di vivere in maniera pubblica la sua malattia raccontandosi anche sui suoi profili social. Nata a Cabras, in Sardegna, nel 1972, Michela Murgia prima di dedicarsi alla scrittura ha svolto molti mestieri come l’insegnante di religione nelle scuole e la dirigente di una centrale termoelettrica. Militante di Azione Cattolica, ideò uno spettacolo teatrale rappresentato a Loreto a conclusione del pellegrinaggio dell’Azione Cattolica nel 2004, al quale assistette papa Giovanni Paolo II.
Michela Murgia morta: ultimo ricovero in ospedale settimane fa
"Vado un po’ in ospedale a volte all’improvviso perchè il corpo sorprende e ieri mi mancava il respiro a causa del troppo liquido negli anfratti dei tessuti. Il livello delle cure del nostro sistema sanitario mi ha però fino a ora consentito di tornare sempre a casa stando meglio", sono state queste le parole pronunciate da Michela Murgia il 29 luglio scorso. La convivenza con il tumore non è stata priva di difficoltà. Intervistata da Il Corriere della Sera a maggio scorso aveva annunciato di avere un carcinoma renale al quarto stadio, una malattia incurabile. Inoltre è sempre stata convinta che la terapia scelta l’avrebbe aiutata a guadagnare solo qualche mese di vita in più; nessun pensiero sulla guarigione totale. Secondo fonti vicine, da quel giorno non è più uscita dall’ospedale; nella giornata odierna, giovedì 10 agosto 2023, è stata poco bene e la situazione sarebbe precipitata in poco tempo fino ad esalare il suo ultimo respiro.
Michela Murgia è morta: il matrimonio con Lorenzo in articulo mortis
La morte di Michela Murgia è stata decisamente spiazzante per tutti. A luglio scorso si è sposata con Lorenzo "in articulo mortis perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato". Un rito civile fatto controvoglia: "Se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo".
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