Luigi Strangis di Amici, stream comprati? Caso canzoni sparite da Spotify

Pubblicato il 21 Agosto 2024 alle 12:30

Alcune canzoni di Luigi Strangis non sono più presenti su Spotify. Il vincitore di Amici «accusa» i fan di stream illegali, ma la verità potrebbe essere un’altra: non è mai successo neanche a un BIG della musica

Luigi Strangis di Amici, stream comprati? Caso canzoni sparite da Spotify

Luigi Strangis, vincitore della 21esima edizione di Amici di Maria De Filippi, si trova al centro di una polemica dopo che due dei suoi brani, Adamo ed Eva e Stupida Libertà, sono stati rimossi da Spotify. La decisione ha sollevato molte domande tra i fan dell’artista e gli addetti ai lavori, in particolare perché le canzoni restano disponibili su altre piattaforme di streaming come Amazon Music e Apple Music.

Nonostante Spotify non abbia rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla rimozione delle canzoni di Luigi Strangis, si ipotizza che il motivo sia legato agli ascolti artificiali. Questo fenomeno, noto anche come streaming fraud, riguarda l’acquisto di ascolti generati da bot e script che gonfiano artificialmente i numeri di un brano. Spotify, negli ultimi tempi, ha intensificato il monitoraggio di queste attività per mantenere l’integrità della sua piattaforma.

Quando un brano riceve un numero elevato di ascolti da un gruppo ristretto di utenti o viene riprodotto in loop per periodi prolungati, Spotify può intervenire per rimuoverlo. Questa misura serve a combattere le manipolazioni e garantire che i numeri riflettano ascolti genuini. Tuttavia, Luigi Strangis ha deciso di rompere il silenzio su quanto accaduto, lanciando un appello ai suoi fan.

Luigi Strangis: accusa surreale ai fan di riprodurre illegalmente i brani su Spotify

In un video pubblicato sui suoi social, Luigi Strangis ha spiegato la situazione, attribuendo la responsabilità della rimozione dei brani all’eccessivo entusiasmo dei fan: "Ciao raga, volevo parlarvi di una cosa successa qualche giorno fa e di cui molti si sono accorti, ovvero che il 14 agosto sono state tolte due mie canzoni dal catalogo Spotify, che sono Stupida Libertà e Adamo ed Eva. Tolte perché alcuni di voi riproducevano in modo troppo assiduo i brani e Spotify legge questo fenomeno come qualcosa di non organico e come qualcosa che viola le linee guida riguardo gli ascolti di Spotify".

Il giovane ha inoltre aggiunto che questa situazione ha influito negativamente sulla sua carriera, impedendogli di entrare nelle playlist editoriali di Spotify e di apparire nella sezione "Ai fan piace anche": "Non vi nego che è uno dei motivi che mi ha portato a non pubblicare musica nell’ultimo periodo". Ci limitiamo solo a riportare tale dichiarazioni senza ulteriore commento.

Luigi Strangis criticato: cos’è il fenomeno dello streaming fraud

Nonostante l’appello di Strangis, la situazione ha scatenato un’ondata di critiche sui social. Molti utenti hanno accusato Luigi Strangis di aver scaricato la colpa sui fan, mentre altri hanno sollevato dubbi sull’ipotesi che gli ascolti fossero stati effettivamente gonfiati in modo artificiale. «Adesso sarebbe colpa delle fan che streammano troppo?! Quali fan poi, quelle che (non) hanno riempito (manco) la Santeria a Milano? Ammettere che si è comprato gli stream era troppo, vero?», è uno dei commenti che ha iniziato a circolare online e tra i più condivisi su X.

Il fenomeno dello streaming fraud non è nuovo nell’industria musicale e riguarda non solo Spotify, ma anche altre piattaforme come Apple Music. Aziende specializzate offrono servizi per acquistare stream, views, like e follower, gonfiando artificialmente i numeri di un artista e generando un falso hype. La pratica della manipolazione degli ascolti è considerata una violazione dei termini di servizio delle piattaforme di streaming e può avere conseguenze legali.

Recentemente, la IFPI, rappresentanza internazionale dell’industria della musica registrata, ha vinto una causa contro un sito tedesco che offriva servizi di manipolazione dei dati, imponendo la chiusura del servizio. Un caso simile ha visto un uomo in Danimarca condannato a 18 mesi di prigione per aver utilizzato account falsi per ingannare le piattaforme di streaming e ottenere pagamenti illeciti.


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