Chiara Ferragni Joker, inchiesta L’Espresso: dipendenti pagati poco e oscurità

Pubblicato il 7 Marzo 2024 alle 16:20

L’inchiesta de L’Espresso su Chiara Ferragni: dai dipendenti pagati una miseria alla poca trasparenza delle sue società. Polemica per la copertina in versione Joker

Chiara Ferragni Joker, inchiesta L’Espresso: dipendenti pagati poco e oscurità

Il prossimo numero de L’Espresso promette di scuotere le acque con un’inchiesta che getta una luce inquietante sul lato oscuro del business di Chiara Ferragni, l’influencer più famosa d’Italia. L’anticipazione dell’inchiesta ha già acceso dibattiti e polemiche sui social. La copertina in questione mostra Chiara Ferragni in versione Joker, il cattivo della saga di Batman, con il trucco blu sotto gli occhi e la tinta rossa intorno alle labbra. Il look è insolito: mezzo busto, indossa una giacca grigia, una camicia bianca e una cravatta nera, ma il trucco sul viso è quello che sta catturando l’attenzione.

L’inchiesta è molto critica nei confronti della gestione del business di Chiara Ferragni, evidenziando una rete ingarbugliata di società e una mancanza di trasparenza. Un’analisi che mette in luce questioni delicate riguardanti i partner aziendali, i manager sotto indagine e le condizioni dei dipendenti. L’uscita dell’inchiesta arriva in seguito all’intervista di Ferragni da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, in cui ha toppato alla grande, aggiungendo un nuovo capitolo alla discussione pubblica sul suo impero mediatico e commerciale. La scelta della copertina ha sollevato diverse reazioni contrastanti: mentre alcuni critici accusano il giornale di cattivo gusto e di ridicolizzare una donna in un giorno simbolico come l’8 marzo, altri difendono la libertà di espressione di L’Espresso, ricordando precedenti copertine provocatorie che hanno coinvolto personalità politiche come Salvini, Berlusconi e Meloni.

Inchiesta su Chiara Ferragni: dipendenti pagati poco e poca trasparenza

Chiara Ferragni, si trova al centro di un vortice di polemiche e critiche a seguito di una serie di scandali che hanno colpito il suo impero mediatico e commerciale. Da quando è esploso il caso Balocco, definito da Ferragni stessa come una serie di sfortune, la sua reputazione è stata messa alla prova. L’Espresso ha condotto un’inchiesta su Chiara Ferragni evidenziando una rete ingarbugliata di società, una girandola di quote azionarie, partner ingombranti, dipendenti pagati poco e la poca trasparenza del suo impero.

L’inizio delle difficoltà risale a dicembre 2023, quando l’Antitrust ha multato le sue società per un milione di euro per pratica commerciale scorretta riguardo al pandoro Balocco griffato Ferragni, che prometteva una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino non effettuata. In parallelo, la Procura di Milano ha aperto un’indagine su Chiara Ferragni per truffa aggravata per pubblicità ingannevole, coinvolgendo anche il suo fidato manager, Fabio Maria Damato.

L’inchiesta rivela una gestione economica controversa delle società della Ferragni. Ad esempio, la Tbs Crew, società operativa che gestisce The Blond Salad, ha registrato un fatturato considerevole nel 2022 ma ha impiegato solo 16 dipendenti, facendo emergere criticità sulla gestione dei costi del personale. Inoltre, si evidenzia una complessa rete di società e movimenti azionari che sollevano dubbi sulla trasparenza e sulla correttezza delle operazioni finanziarie.

Altre criticità riguardano Fenice srl, licenziataria del marchio Chiara Ferragni, coinvolta indirettamente nel dissesto dell’Enpapi, ente nazionale di previdenza degli infermieri. L’azienda, nonostante gli investimenti, ha registrato perdite significative negli ultimi anni, sollevando interrogativi sulla sostenibilità del modello economico. La situazione si complica ulteriormente con il coinvolgimento di società esterne e il susseguirsi di operazioni finanziarie complesse, che sollevano dubbi sulla trasparenza e sulla legalità delle pratiche adottate. L’influencer raggiunge l’apice del riserbo con Ferragni Enterprise, una società semplice che non deve neppure depositare il bilancio, incastonata nella capogruppo Sisterhood e posta a bilancio per 12,8 milioni:

"La Enterprise contiene il super attico nella Torre Libeskind del quartiere City Life a Milano, cioè la casa dove vive l’influencer, costata a Sisterhood 9,7 milioni (10,8 milioni Iva inclusa). Amministrata da Maurizio Binelli, un commercialista italo-ticinese che in passato si è occupato delle controllate elvetiche di Versace e Gruppo Zegna, la Sisterhood è la srl più ricca dell’universo Ferragni. Nel 2022 ha fatturato 4,6 milioni e ha generato profitti per 2,6. Ha macinato utili anche negli anni precedenti: 7,2 milioni nel 2021, 5,7 milioni nel 2020. Ora, questi buoni risultati potrebbero venire intaccati dalla rescissione di molti contratti con i brand. Per fortuna al suo fianco c’è ancora Diego Della Valle"

Da tutto ciò, dunque, emerge un quadro intricato e controverso che mette in discussione la solidità e l’etica del business di Chiara Ferragni. Le indagini in corso e le polemiche scatenate mettono a rischio la reputazione e la credibilità dell’influencer e delle sue attività imprenditoriali.


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